Lo affermavano già igienisti e naturopati oltre un secolo fa: la salute passa dall’intestino. La stessa sapienza popolare ha sempre intuito il ruolo di quest’organo nel mantenimento del benessere: generazioni di bambini si sono viste rifilare “d’ufficio” disgustose purghe da nonne e mamme solerti come cura standard per malanni di qualsiasi genere.

Oggi la scienza ci spiega il perché: il merito è del microbiota intestinale, quell’immensa comunità di microrganismi che vive in simbiosi con noi nel nostro intestino e che fino a qualche tempo fa era conosciuta con il nome di “flora batterica”.

Negli ultimi due decenni, le ricerche sul microbiota intestinale e sulla sua rilevanza per la salute umana si sono susseguite a velocità impressionante. Il microbiota rappresenta attualmente uno dei più promettenti campi di ricerca in ambito biomedico: la manipolazione del microbiota intestinale si configura come nuova frontiera terapeutica nel trattamento di tante differenti malattie, per molte delle quali ancora non si dispone di cure efficaci.

Già, ma come si manipola il microbiota? E, poi, cos’è precisamente? E perché, infine, ci aiuterebbe a star bene?

Cos'è il microbiota intestinale?

Batteri, funghi, virus, protozoi e altri microrganismi ancora: sono loro gli abitanti dell’intestino tenue e del colon e che complessivamente costituiscono il microbiota intestinale. In realtà, l’intestino non è l’unica sede del microbiota umano: stiamo scoprendo sempre meglio che tanti altri sono i distretti corporei colonizzati da microbi, ognuno dei quali con un proprio, caratteristico microbiota. Oltre a quello intestinale, possediamo un distinto microbiota orale, uno cutaneo, un microbiota genitale, uno nasale e così via. Abbiamo nel corpo più cellule microbiche che cellule proprie: non stupisce che il microbiota giochi un ruolo notevole nella salute e nella malattia.

Il microbiota costituisce un vero ecosistema, come, a scala ben maggiore, lo sono la foresta pluviale o la barriera corallina. I rapporti che si instaurano tra i singoli elementi che lo costituiscono e con il loro ambiente di vita (ovvero noi) sono estremamente complessi. Si parla di mutualismo, una forma di simbiosi che offre vantaggi a entrambi i membri della relazione.

Nell’intestino umano, i microrganismi trovano un ambiente protetto e nutrimento in quantità. Da parte loro, ci “ripagano” svolgendo funzioni utili e, anzi, vitali, che ampliano le nostre capacità metaboliche: il microbiota intestinale partecipa alla digestione degli alimenti, consente il corretto funzionamento del sistema immunitario, contribuisce a difenderci dai microbi patogeni, “disinnesca” certi agenti inquinanti e altre molecole nocive e produce sostanze che ci servono per star bene, tra cui vitamine, come alcune del gruppo B e la K, nonché acidi grassi a catena corta – butirrato, acetato, propionato - , che sono il nutrimento fondamentale delle cellule intestinali ed esercitano una preziosa azione antinfiammatoria.

Insomma, si comprende perché qualche ricercatore abbia definito il microbiota una sorta di organo supplementare a quelli del nostro corpo. Tutto procede bene, però, solo finché questo delicato equilibrio non si spezza...

Troppe minacce per il microbiota

Il microbiota è per sua natura estremamente plastico. La sua composizione, in termini di specifici microrganismi e abbondanze relative degli stessi, può venire modificata profondamente da una vasta serie di fattori di impatto, molti dei quali caratteristici, se non esclusivi, dello stile di vita odierno:

• le modalità del parto (cesareo piuttosto che naturale);

• il tipo di allattamento (artificiale invece che al seno);

• il grande impiego di farmaci. Non si pensi solo agli antibiotici: tanti medicinali di largo uso creano danni al microbiota, tra cui gli inibitori di pompa protonica prescritti per gastrite e malattia da reflusso gastroesofageo, le statine contro il colesterolo alto, l’antidiabetico orale metformina, i FANS, i corticosteroidi, alcuni antipsicotici, estroprogestinici quali la pillola anticoncezionale, lassativi. E l’elenco proseguirebbe ancora: una studio recente segnala che quasi un farmaco su quattro potrebbe alterare il microbiota intestinale (Maier L et al, Extensive impact of non-antibiotic drugs on human gut bacteria, Nature, 2018);

• lo stress psicofisico;

• gli inquinanti ambientali;

• e, soprattutto, la dieta abituale, che è considerata uno degli “influencer” del microbiota intestinale più potenti in assoluto.

 

Le alterazioni della biodiversità batterica intestinale, attraverso influenze alimentari o di altro tipo, sono all’origine della disbiosi, caratterizzata dalla crescita eccessiva di microorganismi potenzialmente patogeni. Da benefica, la relazione tra microbiota e ospite diventa allora svantaggiosa, quando non francamente nociva. Se andiamo a vedere quanti nostri connazionali impostano la dieta su alimenti industriali, assumono abitualmente farmaci e sono incapaci di mettere in atto valide strategie di gestione dello stress, capiamo facilmente perché almeno un italiano su tre, come attestano alcune stime, soffrirebbe di disbiosi intestinale.

Disbiosi come causa di malattie croniche

La letteratura scientifica associa alla perturbazione della composizione, e quindi della funzione, del microbiota intestinale un numero sempre più ampio di patologie, anche extraintestinali, anche apparentemente insospettabili (si veda, ad esempio, Durack J & Lynch SV, The gut microbiome: relationships with disease and opportunities for therapy. J Exp Med. 2019;216(1):20-40).

Dalle malattie infiammatorie intestinali (malattia di Crohn, colite ulcerosa) alla dermatite atopica, dall’obesità alla depressione, dal diabete di tipo 2 alla sindrome dell’intestino irritabile, passando per ansia, insonnia, malattie cardiovascolari, patologie autoimmuni: sembra quasi non esistere disturbo in cui il microbiota non svolga un ruolo più o meno rilevante.

Il microbiota intestinale, di conseguenza, si configura sempre più come target terapeutico, nuova possibile leva su cui intervenire per il trattamento di tante e diversificate patologie. Questa, però, come si suol dire, è un’altra storia: i dettagli su quali siano la dieta e gli interventi micronutrizionali per riportare in equilibrio il microbiota intestinale sono davvero numerosi e meritano necessariamente un articolo a loro dedicato. Tornate presto su NutriDoc, quindi.

Nel frattempo, se credete di soffrire di disbiosi intestinale o pensate che i vostri problemi di salute possano dipendere anche dal microbiota o, ancora, cercate un approccio nutrizionale orientato al ripristino dell’eubiosi e che possa consentire alle terapie farmacologiche in corso di funzionare meglio, rivolgetevi a un nutrizionista esperto di microbiota e salute intestinale.