Acido folico e folati sono la stessa cosa?
I termini “acido folico” e “folati” derivano dal latino “folium” poiché identificati per la prima volta negli spinaci e in altri vegetali a foglia verde. La distinzione e il corretto uso dei due termini sono pertanto quanto mai necessari alla luce della diversa biodisponibilità. Con il termine folato ci si riferisce alle molecole presenti negli alimenti, mentre l’acido folico (Vitamina B9) è la forma molecolare di sintesi introdotta nei supplementi e negli alimenti fortificati e risulta essere la forma più stabile e ossidata che presenta una biodisponibilità doppia rispetto ai folati presenti negli alimenti assunti attraverso la dieta.
Il ruolo dei folati e i rischi di una loro carenza
I folati costituiscono una famiglia di molecole che svolgono un ruolo chiave nei processi biosintetici delle cellule animali, in particolare la sintesi di RNA e DNA. La carenza di folati determina, a livello cellulare, uno squilibrio nella sintesi degli acidi ribonucleici con rallentata sintesi del DNA causando così anemia megaloblastica.
L’importanza dell’acido folico durante la gravidanza
In gravidanza è indispensabile un maggiore apporto di folati per far fronte ad un aumento della richiesta (accelerata eritropoiesi) necessario per la crescita dell’embrione e del feto (tessuti in rapida crescita), così come durante l’allattamento per sostenere le perdite che avvengono attraverso il latte materno. Il feto utilizza le riserve di vitamina B9 della madre, che di conseguenza devono raddoppiare durante i nove mesi, per garantire al bambino il giusto nutrimento.
Durante la prima fase dell’organogenesi i folati e/o l’acido folico garantiscono il corretto sviluppo del tubo neurale. Studi scientifici dimostrano che un inadeguato intake di folati e/o acido folico durante la prima organogenesi comporta un rischio aumentato di malformazioni del Sistema Nervoso Centrale denominate Difetti del Tubo Neurale (DTN) come la spina bifida, l’encefalocele e l’anencefalia. Questi difetti si determinano durante lo sviluppo embrionale e in particolare nel periodo a cui corrisponde la chiusura del tubo neurale, dal 17° al 30° giorno dal concepimento. Inoltre, la carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza oltre ad aumentare il rischio di malformazioni del feto, può comportare ritardi nella crescita intrauterina, parto pretermine, basso peso del neonato alla nascita, carenza di folato neonatale, difetti cardiaci congeniti.
È necessario che le donne in età fertile, che non escludono una gravidanza, abbiano livelli di folatemia adeguati.
Secondo la Raccomandazione ufficiale per la prevenzione dei difetti congeniti occorre iniziare ad assumere acido folico almeno 1 mese prima del concepimento e per tutto il periodo in cui si sta cercando la gravidanza fino al 3° mese di gestazione.
Diventa fondamentale, al fine di evitare il rischio di malformazioni congenite, promuovere un’alimentazione ricca in folati coadiuvata dalla supplementazione con acido folico nella fase periconcezionale e durante i primi tre mesi di gravidanza, in modo da coprire l’intera fase dell’organogenesi. L’obiettivo dell’intervento è far arrivare all’embrione, sin dai primi giorni e per tutto il primo trimestre, una quantità ottimale di acido folico attraverso il plasma materno.
L’importanza della supplementazione appare evidente anche nel post-parto, durante l’allattamento. Le riserve materne vengono utilizzate e trasferite al neonato. Numerosi studi riportano che i livelli di acido folico risultino essere ottimali nei bambini allattati al seno ma inadeguati in quelli allattati con preparati non adeguatamente arricchiti di supplemento.
Ad oggi resta comunque circa un 35% delle gravidanze che risultano essere non programmate e per questo motivo la raccomandazione è quella di una supplementazione con 0,4 mg al giorno di acido folico, accompagnata da un’alimentazione sana ed equilibrata, per tutte le donne in età fertile che non escludono una gravidanza.
Una stima effettuata per la situazione italiana indica che una diffusa e corretta supplementazione periconcezionale porterebbe a prevenire la nascita di 1.500 bambini malformati.
In quali alimenti sono contenuti i folati?
Alimenti naturalmente ricchi di folati sono quelli di origine vegetale come le verdure a foglia verde ma anche asparagi, carciofi, spinaci, agretti, barbabietole, broccoli e le fave.
Buone fonti ne sono anche le erbe aromatiche, i legumi, la crusca di grano, la frutta secca e, tra la frutta fresca gli agrumi come le arance, i pompelmi e le clementine.
Scarsa è invece la presenza dei folati nei cibi di origine animale fatta eccezione per il fegato e altre frattaglie che ne hanno contenuti piuttosto elevati, come pure alcuni formaggi e le uova. Ad alto contenuto di folato è invece il lievito di birra, appartenente al regno dei funghi.
Cosa influenza l’assorbimento dei folati?
La quantità dei folati ingeriti tramite alimenti viene assorbita solo in parte ed in essi vi è una forte instabilità: sono sensibili all’ossidazione e alla luce e dagli studi effettuati è emerso che in tre giorni le verdure a foglia, conservate a temperatura ambiente, possono perdere fino al 70 % del loro contenuto in folati.
Anche l’acqua di cottura e l’esposizione al calore influiscono notevolmente sulla loro dispersione: per alcuni vegetali dopo bollitura si osserva una perdita sostanziale dei folati (40-50%), mentre la cottura a vapore non provoca perdite significative. Altri alimenti, come alcuni cereali e tuberi, mantengono pressoché inalterato il contenuto in folati anche dopo bollitura, con perdite inferiori al 10% del contenuto totale. La durata del trattamento termico è importante ai fini della stabilità dei folati.
Patologie intestinali e supplementazione
Dato che l’acido folico, come tutti i nutrienti, viene assorbito nel tratto gastrointestinale, alcune malattie che presentano criticità proprio in questo apparato come la malattia di Crohn, la gastrite atrofica e la celiachia ne alterano l’assorbimento.
In questi casi è importante il monitoraggio da parte degli operatori sanitari per somministrare una quantità maggiore, laddove necessario, di acido folico.
Sistema di monitoraggio dei biomarcatori dello stato di nutrizione per i folati nelle donne in età fertile
I folati possono interagire con il metabolismo e l’utilizzazione di altri nutrienti: i biomarcatori specifici per lo status dei folati che sono la folatemia plasmatica ed eritrocitaria, vanno considerati congiuntamente con altri fattori che ne regolano il metabolismo come la Vitamina B12 e B6 che, se in carenza interferiscono con i folati vanificandone l’effetto protettivo.
Anche la Vitamina A preformata viene indicata fattore di rischio perché indicata come teratogena; non vi è rischio invece per i precursori della vitamina A, i carotenoidi. A tal proposito qualora sia necessaria un’integrazione di vitamina A in fase periconcezionale è indicato utilizzare beta-carotene.
Alimenti fortificati
La fortificazione è il processo attraverso cui vengono aggiunti agli alimenti degli ulteriori nutrienti, generalmente minerali o vitamine. Alcuni alimenti, come cereali per la colazione, biscotti, fette biscottate, succhi di frutta, sono integrati (fortificati) con l'aggiunta di acido folico al di sopra dei 100 mcg/100g.
Supplementazione attraverso integratori
Vi sono integratori vitaminici a base di acido folico da solo o come parte di un multivitaminico introdotti in aggiunta alla dieta abituale.
L'integrazione deve essere sempre consigliata e prescritta dalle figure professionali competenti.